Rialto – Casa di Manuzio

Raggiunto il Ponte di Rialto, passando per il Fontego dei Tedeschi e Campo San Bartolomeo, arriviamo alla parte più antica di Venezia, il primo insediamento chiamato Rivo Altus che ha dato poi via alla nascita del mito veneziano.

E su questo pezzo di terra più sodo ed elevato che si insedia il primo ristretto aggregato urbano, sulla riva destra. E a riprova di questo è proprio la struttura degli isolati ancora esistenti tra Ruga Vecchia e la Riva del Vin, tra Ruga degli Spezieri e la Pescaria. È qui che sorge la Chiesa di San Giacometo, nell’omonimo Campo, che pare essere l’edificio di culto più antico della città.

Rialto divenne il cuore commerciale e mercantile di Venezia, a cui si contrapponeva il cuore amministrativo ed ecclesiastico di Piazza San Marco. La Serenissima divenne ricca e potente qui, a Rialto dove il suono di lingue straniere riecheggiava ormai familiare.

Intorno si dislocavano i fondaci per le merci più ricche, tante osterie per il ristoro dei lavoratori e le locande per il pernottamento dei mercanti stranieri.

Campo Santa Maria Mater Domini è un piccolo campo nel sestiere di Santa Croce nel quale sono condensate le tipologie di costruzioni rinascimentali che ancora si trovano girando per Venezia.

Si svolge tutto intorno alla vera da pozzo centrale.
La gente si affacciava sul campo dalle ampie finestre delle quali si hanno i migliori esempi concentrati in un unico luogo.
La Quadrifora a tutto sesto in stile orientale o Veneto-bizantino si trova su una facciata completamente con mattoni a faccia a vista, sormontata da numerose formelle paleocristiane, con croci e animali.
Proprio di fronte un’altra Quadrifora, questa volta in classico stile Gotico Veneziano, con l’arco a sesto acuto, con lo stemma di casada dove ancora si può leggere: MALO MORI Q(UAM) FEDARI, (preferisco morire piuttosto che tradire). Era il motto di una delle tante Compagnie della Calza presenti in città.

A chiudere il campo un’altra costruzione maestosa che associa una Pentafora, parzialmente tamponata, in stile Gotico Veneziano al primo nobile, circondata da marmi pregiati e da lavorazioni particolari a scacchi chiari e scuri, con un’altra in stile rinascimentale, con archi a tutto sesto e capitelli solo nel foro centrale.

In Rio Terà Secondo presso il campo di Sant’Agostino, si innalza anche oggi un piccolo palazzo gotico, costruzione quattrocentesca, dove Teobaldo Pio Manuzio, comunemente conosciuto con il nome di Aldo, teneva, verso il 1490, la sua celebre tipografia.

Nato a Bassiano nel ducato di Sermoneta in quel di Velletri, venne in laguna non ancora quarantenne e, unitosi con un altro celebre stampatore, Andrea Torresani da Asola nella provincia di Mantova, condusse la sua arte a quella perfezione che non fu superata da alcuno.

Il filosofo olandese Erasmo da Rotterdam, venuto a Venezia nel 1508 per finire nella quiete lagunare i suoi Adagia e farli pubblicare da Aldo, fu ospite della famiglia che intanto con il matrimonio era era aumentata di tre figli ed una figlia.
Aldo Manuzio morì appena di sessantasei anni, nella notte dell’otto febbraio 1515.